14 luglio - Giornata mondiale degli squali. Brutte notizie dal Mediterraneo
Oltre la metà delle 86 specie di squali, razze e chimere del Mediterraneo è minacciata e un terzo di queste è prossima al rischio di estinzione. Il preoccupante stato di questi predatori marini è un chiaro segnale della salute complessivamente precaria del Mar Mediterraneo, la cui biodiversità marina è decimata dalla pesca eccessiva, come dimostra il nuovo report di WWF lanciato oggi in vista della Giornata Mondiale degli squali.
Il nuovo report WWF “Squali in crisi nel Mediterraneo: misure urgenti per salvarli”, lanciato alla vigilia della Giornata Mondiale degli squali del 14 luglio, raccoglie i risultati delle ultimissime ricerche che evidenziano un Mediterraneo con popolazioni di squali e razze letteralmente decimate in una mattanza silenziosa e invisibile provocata da attività di pesca insostenibili e a volte illegali. Situazione aggravata da altri fattori: gestione della pesca inefficace, mancata applicazione delle regole, scarsi controlli nei mercati, complessiva carenza di conoscenza e informazioni su queste specie. Il WWF ha anche lanciato campagna di adozione a sostegno del progetto>
Gli squali siamo noi Il report mette al primo posto la sovrapesca come minaccia per squali e razze, animali che abitano gli oceani da almeno 400 milioni di anni e che la nostra generazione sta decimando in pochi decenni: sebbene queste specie non siano quasi mai ‘obiettivo’ dei pescatori, verdesche, mobule, torpedini, gattucci, mako e altre specie spesso protette vengono catturate accidentalmente in tutte le attività di pesca nel Mediterraneo e la maggior parte delle volte rigettate in mare: oltre 60 specie sono vittime di reti a strascico, mentre in alcune zone addirittura un terzo del pescato catturato dai palangari è costituito da squali e razze.
La pesca con reti derivanti, tra l’altro illegale, raggiunge cifre enormi di cattura di questi animali. Si stima ad esempio che, nell’arco di un solo anno, la flotta marocchina abbia catturato con questo attrezzo 20.000-25.000 squali pelagici nel mare di Alborán, e tra 62.000-92.000 in prossimità dello stretto di Gibilterra), ma anche la piccola pesca con reti da posta ha un impatto negativo. Altre minacce incombono su questi animali, come la plastica che viene ingerita o che li intrappola, e le frodi alimentari che ingannano il consumatore ignaro di mangiare carne di squalo spacciata come pesce spada. Secondo la Guardia Costiera Italiana questa è una delle tre frodi di pesca più comuni in Italia.
Questo fenomeno peraltro comporta notevoli rischi per la salute umana: essendo molti squali al vertice della piramide alimentare dei mari, la loro carne contiene un elevato tasso di mercurio, per molte specie al di sopra dei limiti massimi consentiti dalla legge. Nel nuovo report il WWF evidenzia le soluzioni possibili che i pescatori e gestori delle attività di pesca dovrebbero considerare: evitare attività di pesca in habitat chiave di squali e razze, utilizzare strumenti di pesca più selettivi che riducano o eliminino il bycatch. Infine, migliorare la conoscenza delle popolazioni di queste specie e la raccolta dei dati è fondamentale per aumentare gli sforzi di conservazione e assicurare completa trasparenza e legalità nel settore della pesca.
A Monopoli gli “Angeli degli squali"
In questi giorni il WWF ha avviato la fase operativa del progetto SafeSharks consegnando alla comunità dei pescatori di Monopoli speciali Tag satellitari per monitorare la possibile sopravvivenza di quegli esemplari catturati accidentalmente dai palangari e rilasciati in mare. La comunità dei pescatori di Monopoli, la più importante dell’Adriatico per quanto riguarda la pesca del pesce spada, ha ricevuto ufficialmente i Tag insieme alle magliette ‘simbolo’ del loro impegno come ‘angeli degli squali’, realizzate da Eurojersey, azienda italiana produttrice dei tessuti brevettati Sensitive® Fabrics, al fianco del WWF Italia dal 2015 che sostiene questo progetto di conservazione. La consegna è avvenuta al termine della conferenza stampa di presentazione del Report WWF tenutasi presso la biblioteca civica della città di Monopoli, alla presenza del Sindaco e della Guardia Costiera di Monopoli e dei ricercatori di COISPA. L’obiettivo del progetto SafeSharks del WWF, portato avanti grazie all’attivazione diretta di ricercatori e pescatori, è di individuare le migliori pratiche possibili per il rilascio degli squali catturati, valutare il rischio di frodi alimentari nei mercati italiani e promuovere infine misure di gestione adeguate per combattere questi fenomeni in Italia e Albania. Il progetto SafeSharks è condotto dal WWF insieme a COISPA e INCA. “Gli squali rischiano di scomparire dal Mediterraneo. Il loro rapido declino è il più chiaro allarme sullo stato in cui versa il nostro mare e sull’impatto che hanno le pratiche di pesca irresponsabili. Tutti i Paesi del Mediterraneo sono responsabili di questa mattanza silenziosa. Gli squali sono da sempre parte della cultura del Mediterraneo, dobbiamo agire velocemente per garantire la loro sopravvivenza anche nel futuro.” afferma Giulia Prato, Marine Officer di WWF Italia “Non c’è più tempo da perdere. Il WWF intende lavorare con pescatori e governi per migliorare la gestione delle nostre già fragili risorse marine e adottare soluzioni efficaci per ridurre la cattura accidentale di squali.”
SCHEDA INFORMATIVA
20 specie di squali e razze sono in pericolo critico di estinzione tra cui anche il grande squalo bianco, la verdesca, lo smeriglio, lo squalo mako, tutte e tre le specie di squalo angelo e la specie di razza endemica maltese. 11 specie sono in pericolo tra cui entrambe le specie di squali volpe , lo squalo grigio, lo squalo elefante, pesci chitarra e la mobula. 8 specie sono vulnerabili tra cui la canesca e tutte e tre le specie di spinaroli. Altre 13 specie sono tanto scarse da non consentire di avere dati sufficienti, rendendo necessari ulteriori studi per valutarne lo stato e le misure di conservazione, tra cui lo squalo bruno, il notidano dagli occhi grandi, lo squalo manzo e la pastinaca (Dasyatis marmorata).
PESCA ECCESSIVA:
Quasi l'80% degli stock ittici valutati nella regione mediterranea è sovrasfruttato.
● Per quanto riguarda i paesi che catturano gli squali, i due paesi maggiormente responsabili sono la Libia (4.260 tonnellate) e la Tunisia (4.161 tonnellate) che catturano circa il triplo di squali e razze rispetto all'Italia (1.347 tonnellate) e all'Egitto (1.141 tonnellate).
LO STATO DI SALUTE DELLE SPECIE NEL MEDITERRANEO
● Più della metà delle specie di squali e razze nella regione mediterranea è in pericolo di estinzione con 20 specie in pericolo critico, 11 in pericolo, 8 vulnerabili, un trend peggiorato negli ultimi 10 anni.
● Il comune pesce chitarra è elencato come "in pericolo" nella regione ed è completamente scomparso dal Mediterraneo settentrionale, ma è l'obiettivo di una pesca non gestita in Tunisia, dove c'è un alto rischio di catture non registrate.
● Il grande squalo bianco è presente anche nel Mediterraneo. Recentemente ci sono state segnalazioni da parte di cittadini di squali bianchi catturati con le reti a circuizione in Tunisia, tra cui un esemplare femmina di 750 kg a quanto pare commercializzata per 1.200 euro. Un esemplare giovane è stato segnalato anche in un mercato del pesce in Sicilia durante l'estate del 2018.
● Gli squali angelo si sono estinti ‘commercialmente’ e ora sono gravemente minacciati.
● L'impatto della pesca ricreativa nel Mediterraneo non dovrebbe essere sottovalutato: colpisce circa il 20% di tutte le specie di squali e di razze. Uno studio che analizza le aree costiere in Spagna, Italia, Turchia e Francia ha scoperto che con la pesca ricreativa sono state catture almeno quattro specie attualmente in pericolo.
ALTRE MINACCE
● Uno studio recente ha rilevato che più di un quarto delle verdesche analizzate ha ingerito plastica.
● La guardia costiera italiana afferma che lo squalo venduto come pesce spada è una delle tre frodi di pesca più comuni in Italia. Le indagini sul DNA hanno anche riscontrato che alcune specie di squali sono state etichettate in modo errato: in un mercato greco il 56% dei campioni era classificato erroneamente, comprese le specie a rischio e quelle protette, illegalmente vendute ai consumatori.