Mare-nuvole

Terminillo TSM: un progetto fallimentare invece di proposte di sviluppo sostenibili

Il Terminillo merita una crescita sostenibile

3 giugno 2020 - Di seguito il testo del documento sul progetto “Terminillo Stazione Montana” redatto da WWF Lazio, FederTrek – Escursionismo  Ambiente, Club Alpino Italiano GR Lazio, European Consumers,  Italia Nostra - Sabina e Reatino, Mountain Wilderness Lazio, Salviamo il Paesaggio Rieti e Provincia, Postribù, Inachis sez. Gabriele Casciani Rieti, Altura Lazio, Salviamo l’Orso.

Terminillo Stazione Montana: un progetto fallimentare non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia. Come è noto, il progetto Terminillo Stazione Montana (TSM) è già stato bocciato due volte dalla Regione Lazio a causa del devastante impatto sul territorio, ma è stato riproposto dalla Provincia di Rieti nel Dicembre 2019 con modifiche cosmetiche che non eliminano le criticità ambientali, paesaggistiche e quelle relative alla sostenibilità economica dell’investimento pubblico. Potrebbe sembrare singolare che associazioni appartenenti al mondo ambientalista motivino la loro contrarietà contestando la redditività economica di questo progetto, ma non è così; i progetti maggiormente impattanti sull’ambiente sono infatti quelli fallimentari, perché erodono risorse ambientali e paesaggistiche senza offrire benefici economici di sorta. E purtroppo il TSM appartiene a questa categoria. Non si tratta di una affermazione gratuita, ideologica o retorica, veniamo ai fatti.

Dobbiamo tutti ragionare per il bene dei territori: il mondo che verrà dovrà essere sostenibile e non devastante

Per chi abbia la pazienza di leggere gli studi economico-finanziari allegati al progetto TSM, l’ultima pagina rivelerà una sorpresa. Contiene infatti un disclaimer (disconoscimento) in cui l’autrice degli studi afferma testualmente quanto segue: “Il documento è stato redatto esclusivamente sulla base delle informazioni raccolte nel corso delle riunioni con la provincia di Rieti, della mail ricevute dalla Provincia di Rieti e dall’arch. Fabio Orlandi” e che di conseguenza “non si assume la responsabilità, né si fornisce alcuna garanzia per quanto riguarda la veridicità, l’accuratezza e la completezza delle informazioni contenute nel presente documento”, precisando infine come” i destinatari di questo documento si assumono la piena ed esclusiva responsabilità di qualunque azione che lo stesso intraprenda facendo affidamento sul contenuto del presente documento”. Significa essere faziosi il far notare che uno studio economico-finanziario disconosciuto dalla stessa autrice non induca molta fiducia sulla sua redditività? Ma forse molti non lo hanno letto questo disclaimer, perché da fine Aprile ad oggi si sono moltiplicate sulla stampa locale le dichiarazioni di piena adesione del TSM. CGIL, CISL e UIL affermano in un articolo (30 Aprile) che il TSM attiverà 4.558 nuovi posti di lavoro; ma il TSM dichiara di assicurarne 17 a tempo indeterminato e 87 stagionali, e quindi come si arriva a questa cifra così allettante? Semplice, applicando un fattore moltiplicativo, quindi ipotizzando che ogni singolo addetto (anche stagionale) agli impianti metta in moto un indotto di 53 altri addetti nei settori ricettivi, commerciali, così come indicato da una società nel recente rapporto Skypass Panorama Turismo, una fonte citata nello studio di fattibilità economico -finanziaria del TSM sulla cui attendibilità si è già detto. Ma c’è di più. Nel medesimo articolo viene avvalorata l’ipotesi che ogni euro speso da uno sciatore per gli impianti di risalita ne induca altri 10 spesi in attività quali shopping, ristoranti, alberghi, divertimenti vari. Considerato che nell’ultima stagione uno skipass giornaliero costava al Terminillo 28 euro, i sindacati si attendono che una famiglia di quattro persone, passando un weekend al Terminillo, spenderà 224 euro per gli impianti e 2.240 euro di indotto, ovvero circa 2.500 euro circa. Saremmo lieti che gli estensori di queste affermazioni specificassero quanto consistente sia oggi (ma anche domani) in Italia la platea di famiglie in grado di sostenere questi livelli di spesa al Terminillo. Viene da chiedersi in quale Italia crede di vivere chi amplifica queste ipotesi che il buon senso rigetta. Sempre il 30 Aprile, una esponente della Lega reatina valuta il TSM come “una grande opportunità per il Lazio” (Lega reatina, 30 Aprile), poi UGL manifesta la “piena adesione al progetto”, le pro-loco di Leonessa, Cantalice e Terminillo indicano il TSM come “ultima speranza per i nostri territori” (2 Maggio) e la Coldiretti (13 Maggio) definisce il TSM come “una occasione per promuovere la sostenibilità del made in Rieti”. I fatti sono molto diversi. Sotto il profilo occupazionale la realizzazione del progetto appare deludente rispetto alle attese e risibile se confrontata con altri investimenti di pubblica utilità. A regime, il TSM prevede l’assunzione di 17 dipendenti (e 87 stagionali). Ne deriva che esso assorbe 2,9 milioni di € per ogni nuovo posto di lavoro a tempo indeterminato creato. Tale ingente ammontare di risorse pubbliche, ben superiore ai valori medi nazionali riferiti a progetti co-finanziati (circa 56 mila €/per nuovo occupato), dovrebbe indignare chi ha a cuore la buona gestione delle risorse pubbliche alla cui raccolta hanno in buona misura contribuito i lavoratori. E qualcuno dovrebbe chiedersi se non esistano modi migliori di impiegare 20 milioni di euro, che andranno per l’acquisto di impianti (non certo prodotti da ditte locali) che rimarranno inutilizzati.
Forse è ora – ma meglio tardi che mai – di vedere in faccia la realtà.
Il TSM ha come posta di avvio 20 milioni di euro d’investimento pubblico iniziale (in parte già spesi nelle ripetute progettazioni) ma non è stata definita dai proponenti (prima tra tutti la Provincia di Rieti) una strategia d’investimento per colmare i circa 30 milioni che mancano al programma di interventi per avviarsi. E non è stata spesa una parola per spiegare come gli sciatori annuali del Terminillo – che negli ultimi anni sono oscillati tra le dieci e le ventimila presenze – dovrebbero divenire circa 280 mila attraverso un radicale drenaggio dalle altre stazioni sciistiche dell’Appennino, in crisi anch’esse. Si consiglia in proposito la lettura del documentato rapporto Nevediversa 2020 di Legambiente, certamente più autorevole di quello citato nel TSM. La stazione meteo C. Jucci, posta a 1700 m sul M. Terminillo, ha registrato dal 1958 ad oggi, in media, la perdita di un giorno l’anno di neve sciabile. Questo dato risulta ancora più preoccupante dopo la stagione invernale appena conclusa (2019/2020) nella quale non si è registrato un solo giorno in cui le precipitazioni nevose abbiano garantito sufficiente neve sciabile al suolo. Si dirà che oggi esiste l’innevamento artificiale; certo, ma non è gratis ed in più ha necessità di acqua e di adeguate condizioni climatiche. In merito agli impianti di innevamento artificiale programmato, che vengono dai proponenti ritenuti risolutivi per sopperire alla mancanza di precipitazioni nevose (che per altro presuppongono basse temperature operative), si omette di rappresentare all’opinione pubblica gli alti costi che tale pratica comporta. Tale dimenticanza non è casuale. Il costo unitario di ogni singolo intervento di innevamento artificiale è infatti stimabile in oltre 1.1 milione di €, in linea con i costi sostenuti a metro cubo delle località alpine per 92.8 ha. di piste, quali dovrebbero essere quelle del TSM.  
Chi si farà carico di tali costi? Perché i proponenti non ne parlano?  
Eppure, per permettere i flussi turistici previsti dal progetto tali interventi dovrebbero essere ripetuti per tre mesi invernali almeno due volte al mese (in base ai dati della neve al suolo registrato nell’ultimo decennio del Centro C. Jucci del Terminillo) con un costo certamente ben superiore a 6.6 milioni €, di cui solo 526mila sono previsti nel progetto.  Pertanto, chi si farà carico dei restanti 6 milioni di spese, ammesso che l’innevamento artificiale sia praticabile dato l’aumento delle temperature invernali del Terminillo? Si precisa che tra i nuovi impianti previsti uno solo raggiunge la quota non certo elevata di 1900 mt. Sorprende inoltre che nessuno degli intervenuti in favore del TSM abbia rilevato criticità sulla concreta capacità esecutiva del progetto da parte del consorzio incaricato della sua realizzazione e gestione (SMILE&Co) alla luce del pignoramento e messa all’asta delle quote societarie della “TSM Spa” (Corriere di Rieti 20/01/2016), società che nel consorzio funge da componente tecnica. Chiudiamo con una facile profezia: il TSM non passerà, e se non passerà non sarà colpa delle associazioni che lo hanno contrastato – finora le uniche a guardare in faccia la realtà – ma perché si tratta un progetto sbagliato, pensato nel posto sbagliato. Sicuramente ci sarà chi accuserà le associazioni di essere la causa della bocciatura del TSM, ma diciamo fin da ora che si tratterà di accuse ipocrite, strumentali ed interessate; le associazioni non hanno alcun potere di veto, hanno solo richiesto il rispetto delle norme paesaggistiche e ambientali che tutte le amministrazioni pubbliche dovrebbero rispettare e hanno solo rivelato una inconsistenza del TSM che è di esclusiva responsabilità di chi lo ha concepito e portato avanti contro ogni logica e ragione. Ma il discorso non terminerà con la bocciatura del TSM; il Terminillo rimane una enorme risorsa per il Reatino, da interpretare e valorizzare con occhi diversi; e a questa nuova prospettiva siamo disponibili con entusiasmo a contribuire.