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Quinto: “non uccidere”! In 60.000 chiedono di non abbattere l’Orso del Monte Peller

Orso bruno - foto © WWF Italia

2 luglio 2020 - Non lo uccidiamo! In 60.000 chiedono di non abbattere l’Orso del Monte Peller. IL WWF Italia invia una diffida alla provincia di Trento e richiede la revisione del piano d’azione per la conservazione dell’orso (pacobace)  Clicca QUI per firmare la petizione del WWF Italia su change.org>>

Il WWF Italia ha inviato ieri 1 luglio una diffida formale al Presidente della Provincia Autonoma di Trento (PAT), Maurizio Fugatti, chiedendo la revoca dell’ordinanza “intervento di monitoraggio, identificazione e rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica” del 24/06/2020, emessa in seguito al noto episodio dell’incidente avvenuto tra due uomini e un orso sul Monte Peller (TN). L’Associazione sottolinea come le cause dell’accaduto non siano ancora del tutto chiare, e le informazioni attualmente in possesso delle Autorità non possano ritenersi sufficienti a motivare (dopo il suo riconoscimento e identificazione) l’abbattimento dell’orso, la misura di gestione più estrema prevista dal PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali). Nella diffida il WWF ribadisce che, per intraprendere eventuali azioni di gestione, è necessario ricostruire la realtà dei fatti e valutare attentamente le ipotesi previste dallo stesso PACOBACE, che distingue il caso di attacco di un orso che difende i piccoli o fonti alimentari dal caso di un attacco senza una preventiva provocazione da parte dell’uomo, oltre a prevedere criteri di proporzionalità tra il comportamento dell’orso e le azioni di gestione messe in campo.

Orsa che riposa - foto Sara Bragonzi © Archivio WWF

L’ordinanza della PAT invece considera direttamente e unicamente l’opzione abbattimento. L’Associazione ricorda anche che l’eventuale abbattimento dovrebbe in ogni caso prevedere il coinvolgimento dell’ISPRA e del Ministero dell’Ambiente che fino ad oggi, per quanto risulta dalle dichiarazioni del Ministro Costa, è contrario al provvedimento. È importante infatti ribadire che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, e l’orso è considerato specie particolarmente protetta. L’arbitraria uccisione anche di un solo esemplare può quindi configurare il reato di furto venatorio, nonché di uccisione di animale senza necessità (ai sensi dell’art. 544-bis del Codice Penale). Nel frattempo, a supporto di questa posizione, sono al momento quasi 60.000 i firmatari della petizione online lanciata nei giorni scorsi dal WWF sulla piattaforma change.org, nella quale si richiede il ritiro immediato dell’ordinanza di abbattimento da parte della PAT, mostrando come l’opinione pubblica sia chiaramente schierata a favore della salvaguardia dell’orso e di una più seria valutazione delle cause dell’accaduto. Il WWF ritiene, inoltre, che sia arrivato il momento per la costituzione di un tavolo tecnico di lavoro per rivedere il PACOBACE (modificato nel 2015 su richiesta della Provincia per lasciare più libertà di azione alla Provincia stessa) affinché, pur garantendo il massimo livello di tutela per la sicurezza della persone che vivono e frequentano l’area di presenza dell’orso, preveda tuttavia opzioni di gestione “meno estreme” e semplicistiche in caso di situazioni problematiche, dando la priorità al monitoraggio intensificato con collari GPS ed altri metodi non letali. A tal fine, il WWF si rende pienamente disponibile per incontrare i responsabili della Provincia, insieme agli esperti di ISPRA e Ministero, per individuare insieme criteri sempre più adeguati, ricordando che l’accettazione si costruisce giorno per giorno con la prevenzione e l’informazione, e non con qualche abbattimento.